Riprogrammazione mentale: le 3 categorie di abitudini

paradigmi
Picture of di Antonio Martone

di Antonio Martone

Ascolta il podcast 🎙️

Quando si affronta un percorso di crescita personale è inevitabile ricorrere alla riprogrammazione mentale per apportare quei cambiamenti necessari per raggiungere i propri scopi.

Siamo influenzati costantemente dalla nostra mente e, quale che sia il tuo obiettivo, dal perdere peso a migliorare le tue relazioni, fino a puntare alla libertà finanziaria, necessiti di una riprogrammazione mentale.

Data la vastità dell’argomento, in questo articolo vorrei gettare le basi della riprogrammazione mentale parlandoti delle 3 categorie di abitudini che determinano i nostri risultati.

Che cos'è la riprogrammazione mentale

Innanzitutto proviamo a dare una definizione di riprogrammazione mentale, ma prima di cimentarmi nella spiegazione, dobbiamo capire che cos’è la mente.

Siamo abituati a pensare che la mente sia il nostro cervello, o quanto meno sia contenuta in esso.

La verità è che non ci sono studi e dati a sufficienza che sostengano questa tesi.

Quindi la mente non è il cervello, seppur sia collegata operativamente al nostro nobile organo e con il quale collabora incessantemente.

Perché quindi associamo la mente al cervello?

Perché quest’ultimo, come più volte ribadito, ragiona per immagini.

Abbiamo la necessità di dare un “volto” alla mente e quindi cadiamo nel tranello di associarla all’immagine del cervello. Tutto qui.

È importante fare questa precisazione perché, come vedremo, la mente controlla il nostro corpo (cervello incluso) e le nostre azioni.

Per dare quindi una definizione di mente, potremmo dire che è un termine con il quale descriviamo il complesso delle facoltà di pensiero che ci contraddistingue come essere umani.

rappresentazione della mente nella riprogrammazione mentale

La mente può essere rappresentata graficamente da un iceberg: la punta è la mente cosciente, il sommerso è la mente inconscia.

È importante questa distinzione in quanto la stragrande maggioranza delle nostre azioni avvengono al di sotto della nostra coscienza.

Alcuni autori parlano di circa il 90% dei nostri comportamenti, altri si spingono fino al 97%, fatto sta che compiamo azioni automatiche per quasi la totalità del nostro tempo.

Siamo abitudinari.

Quindi la riprogrammazione mentale altro non è che la riprogrammazione delle nostre abitudini.

Più semplice di così non potevo spiegartelo.

Siamo le nostre abitudini

Per spiegare in che modo interagiamo con il mondo, agli inizi degli anni ’30 del secolo scorso, il Dr. Thurman Fleet, noto chiropratico americano, introdusse la Stick Person.

riprogrammazione mentale attraverso lo stick person

La persona stilizzata creata dal Dr. Fleet (e qui da me reinterpretata), è composta da più sezioni: le antenne, la mente conscia, la mente inconscia e il corpo.

Le antenne rappresentano i cinque sensi e sono il modo in cui le varie informazioni entrano nella nostra mente.

La mente conscia, racchiude la nostra volontà; rappresenta la capacità di decidere se accettare o rifiutare qualsiasi informazione riceviamo dai nostri sensi trasformandole in immagini (che inviamo alla mente inconscia).

La mente inconscia, invece, NON ha la capacità di rifiutare alcuna idea; crede semplicemente a tutto ciò che gli viene detto dalla mente cosciente. E più il messaggio viene ripetuto, più verrà collocato in profondità nel subconscio.

È qui, come detto, che vengono depositate le nostre abitudini.

Infine, il corpo è lo strumento attraverso il quale esprimiamo la volontà della mente attraverso le azioni.

E poiché la stragrande maggioranza delle nostre azioni sono abitudinarie, siamo il risultato delle nostre abitudini.

Abitudini comportamentali

Abbiamo 3 tipologie di abitudini: comportamentali, credenziali e personali.

Le abitudini comportamentali sono tutte quelle azioni che, una volta acquisite, ripetiamo automaticamente senza pensarci su.

Nasciamo con una serie di comportamenti già appresi come respirare, deglutire e succhiare, ovvero azioni che ci garantiscono la sopravvivenza.

Altre azioni le impareremo nel tempo, come il controllo del tronco, la manualità, camminare e parlare.

Anche queste sono azioni, per così dire, innate, ma abbiamo dovuto sperimentare numerosi fallimenti prima che quel comportamento diventasse un’abitudine.

Oggi siamo in grado di allacciarci le scarpe, lavarci i denti, guidare, leggere, scrivere, ecc., ovvero tutti comportamenti che all’inizio non erano per niente facili e necessitavano di tutta la nostra attenzione cosciente.

Ma una volta appresa l’azione alla base di quel determinato comportamento, si crea una memoria che viene richiamata ogni volta che abbiamo bisogno di soddisfare quel determinato bisogno.

Al mattino, dopo la colazione, ci laviamo i denti senza prestare nessuna attenzione a tutti i movimenti che facciamo, anzi di solito pensiamo a tutt’altro. 

Quando il comportamento è stato “depositato” nell’inconscio, viene richiamato ogni volta che un determinato segnale richiama la nostra attenzione.

Pensa a tutte le volte che controlli il tuo telefono.

Ti svegli e la prima cosa che fai è scorrere le notifiche; vai in bagno e te lo porti dietro; sali sull’autobus e, per ingannare il tempo, scrolli il feed del tuo social preferito. E potrei continuare all’infinito.

Ogni volta che ti trovi in quella determinata situazione (segnale), “reagisci automaticamente” con quel determinato comportamento (azione).

Per concludere quindi, ogni abitudine comportamentale viene richiamata da un segnale al quale rispondiamo automaticamente con una determinata azione. 

Abitudini credenziali

Mettiamola così: il tuo cervello e la tua mente inconscia sono l’hardware, le tue credenze i software.

Dal momento in cui nasciamo, soprattutto nei primi anni di vita, tutto ciò in cui crediamo ci è stato “installato” come un software dalle persone che si sono prese cura di noi: i genitori, i nonni, fratelli e sorelle maggiori, gli insegnanti e così via…

Le nostre convinzioni sono un insieme di idee, immagini, pensieri, condizionamenti e fatti che ci vengono inculcati e che finiscono dritto nell’inconscio.

bambino a cui viene installato un paradigma mentale

Senza entrare troppo nei particolari (approfondirò tutto in un altro articolo), una volta che ti è stata installata una credenza, farai di tutto pur di confermare quella convinzione.

Agirai e, senza esagerare, vedrai il mondo in base alle tue credenze.

Facciamo un semplice esempio.

Mettiamo il caso che tu voglia guadagnare esattamente il triplo di quanto guadagni adesso.

Se stai già pensando che non sia possibile, che guadagnare tanti soldi farà di te una persona egoista, che tutto sommato i soldi non fanno la felicità ecc., non fai altro che dare voce alle tue convinzioni.

E indovina un po? non sarai in grado di aumentare le tue entrate fino a quando non cambierai le tue credenze sul denaro.

Ricorda: le tue azioni sono determinate dalle tue abitudini, in questo caso dalle abitudini credenziali.

La riprogrammazione mentale è indispensabile per modificare le tue convinzioni e poter quindi agire in base a nuovi paradigmi che ti permetteranno di raggiungere nuovi traguardi.

Abitudini personali

Tutto ciò che riguarda l’immagine di sé stessi rientra nelle abitudini personali.

L’immagine di sé percepita, o self-image, è il concetto che abbiamo della nostra persona, è ciò che crediamo di noi stessi.

Questa immagine è il risultato delle nostre esperienze e del modo in cui gli altri hanno interagito con noi, specie nella prima infanzia.

Una volta che abbiamo creato un’immagine di noi stessi, non la metteremo mai in dubbio ma, come accade per le credenze, ci comporteremo come se fosse vera.

Pensa ad un bambino al quale hanno inculcato l’idea di non saper fare i conti. Basta un’insufficienza, un colloquio con i genitori ed ecco creato l’immagine di essere negato per la matematica.

immagine di sé in Psicocibernetica

Anche l’immagine che abbiamo di noi stessi è un’abitudine, o meglio, siamo abituati a vederci in un certo modo e, molto spesso, quell’immagine non corrisponde alla realtà, ma è più limitata.

E come per tutte le altre abitudini, ogni volta che ci si presenta una determinata occasione, reagiamo ad essa in base a ciò che pensiamo di noi stessi.

Come quando ci interroghiamo se siamo all’altezza della situazione quando il nostro capo ci propone di dirigere un importante lavoro.

Se abbiamo un’immagine di noi stessi forte e positiva, accetteremo con entusiasmo e penseremo alle difficoltà con lo spirito con il quale si accetta una sfida.

Se invece abbiamo un’immagine di noi stessi negativa e non crediamo di esserne capaci, magari accetteremo lo stesso, ma l’ansia, l’angoscia, la preoccupazione e la paura di fallire, ci faranno sentire inadeguati.

E indovina un po’? faremo di tutto per autosabotarci, perché agiamo in base alla persona che crediamo di essere.

Anche in questo caso la riprogrammazione mentale mira a farci percepire per quelli che realmente siamo: esseri in grado di fare grandi cose

Come si riprogramma la mente?

Abbiamo detto che la riprogrammazione mentale serve a sovrascrivere le vecchie abitudini limitanti con nuove abitudini positive e potenzianti.

Senza entrare nei particolari, devi sapere che non esiste un unico esercizio e non bastano il classico pensiero positivo, i balletti di gruppo, la camminata sui tizzoni ardenti ecc., come tanti pseudo-guru propongono ai loro pseudo-adepti.

Il lavoro è molto specifico e va differenziato in base alla tipologia di abitudine che vogliamo cambiare.

Lo scopo di questo post era chiarirti che esistono 3 tipologie di abitudini (comportamentali, credenziali e personali) che determinano le nostre azioni e sulle quali va fatto un lavoro di riprogrammazione mentale se vogliamo ottenere migliori risultati.

Conclusioni

Siamo il risultato delle nostre abitudini (anche se sembrerò ripetitivo è meglio ribadirlo) e se vogliamo migliorare la qualità della nostra vita è su queste che dobbiamo concentrare i nostri sforzi.

I nostri comportamenti, le nostre credenze e l’immagine che abbiamo di noi stessi possono farci procedere con il freno a mano tirato.

Prendere consapevolezza dei propri limiti e voler apportare dei cambiamenti è un passo necessario per la nostra crescita personale e la riprogrammazione mentale è lo strumento adatto a questo scopo.

 

E tu su quale tipologia di abitudini vorresti lavorare? Fammelo sapere nei commenti.

A presto, 

Antonio M.

CONDIVIDI

Lascia un commento