Il gatto del Dalai Lama e il potere del Miao: recensione del libro di David Michie

  • Tempo di lettura:12 minuti di lettura
  • Categoria dell'articolo:Libri per la mente
  • Ultima modifica dell'articolo:24 Agosto 2024
  • Commenti dell'articolo:0 commenti
Copertina del libro il gatto del Dalai Lama
Picture of di Antonio Martone

di Antonio Martone

Ci sono libri che non scegli ma ti attraggono senza un apparente motivo e non puoi fare altro che leggerli.

È il caso de “Il gatto del Dalai Lama e il potere del Miao” di David Michie che ha catturato la mia attenzione mentre ero in cerca di un libro di tutt’altro genere. 

Letto in pochissimi giorni, complice una scorrevolezza del testo senza eguali, eccoti la mia personalissima recensione.

L'autore

David Michie è originario dell Zimbabwe, ha vissuto molti anni a Londra e attualmente vive a Perth in Australia.

Oltre ad essere uno scrittore, è anche un keynote speaker, un formatore aziendale e un coach di mindfulness e meditazione.

Ha iniziato a meditare per gestire lo stress che gli arrecava il lavoro di consulente di comunicazione per società di servizi finanziari.

Grazie alla sua esperienza è diventato autore di bestseller internazionale, in particolare della serie di romanzi sul gatto del Dalai Lama.

Infatti, quello che sto recensendo, è il terzo dei romanzi scritti sul gatto più famoso dell’Himalaya.
Gli altri due sono: “Il gatto del Dalai Lama e “Il gatto del Dalai Lama e l’arte di fare le fusa.

I suoi libri sono stati tradotti in 30 lingue e pubblicati in più di 50 Paesi.

Dal 2015 David Michie organizza safari nella sua Africa, con Mindful Safari, dove unisce l’amore per gli animali e sedute di meditazione di gruppo.

Il gatto de Dalai Lama e il potere del Miao in breve

Shiatsuka, facilitatore Mindfulness, amante della cultura orientale e gattofilo, non potevo non essere rapito dal titolo di questo libro.

Ma Il gatto del Dalai Lama e il potere del Miao non è il solito libro sui gatti che narra le buffe prodezze dei nostri amici pelosi, è molto di più.

Attraverso gli occhi e i racconti di Rimpoche (termine tibetano che significa Preziosa) la gatta di Sua Santità il XIV Dalai Lama, apprendiamo preziosi insegnamenti che spaziano dall’importanza della meditazione al non giudizio, dalla consapevolezza al vivere qui e ora.

GSS, ovvero il Gatto di Sua Santità come viene chiamata ufficialmente, è libera di vagare nel palazzo del Dalai Lama e spesso è proprio in compagnia di Sua Santità. 

Questo privilegio le consente di essere presente alle visite ufficiali di personaggi illustri, capi di Stato e altri Lama, dandole la possibilità di assistere a delle vere e proprie lezioni di vita.

Il testo è scorrevole e molto piacevole da leggere, mai banale e ricco di spunti di riflessione per chi, come me, ha intrapreso un percorso di crescita personale e spirituale.

Tre punti salienti del libro

La Leonessa delle Nevi, come affettuosamente viene chiamata dal Dalai Lama stesso, prova a mettere in pratica le lezioni apprese da Sua Santità (e non solo).

Voglio condividere con te tre importanti insegnamenti.

1. Dolore e consapevolezza

Vivere consapevolmente è l’insegnamento più importante della mindfulness.

Come ti raccontavo nell’articolo precedente, per gestire meglio la sofferenza, bisogna essere consapevoli che c’è una componente mentale nel dolore che possiamo (e dobbiamo) imparare a controllare.

Ecco le parole di Sua Santità sul dolore:

[…] <<Il dolore è inevitabile>> proseguì il Dalai Lama. <<La sofferenza è opzionale. Tutti dobbiamo affrontare traumi e sfide.
Ciò che conta è come andremo avanti, dopo. Continueremo a portare nella mente il trauma e le sue cause? O cercheremo un modo di liberarcene, così da porre fine alla nostra sofferenza?>>.

Un trauma, di qualunque natura sia, nella stragrande maggioranza dei casi è fuori dal nostro controllo. Eppure dopo l’evento doloroso, la nostra reazione emotiva aggiunge dolore su dolore.

Pensaci: spesso guariamo nel corpo, ma con la mente tendiamo a rimuginare sulle cause del trauma. In questo modo il dolore che ne deriva è sotto la nostra esclusiva responsabilità.

La meditazione e l’approccio consapevole ci aiutano a prendere atto dello straordinario potere che abbiamo se impariamo a gestire la nostra mente.

La verità è che molto spesso gli eventi che reputiamo avversi possono diventare lo sprone per una crescita personale.

<<Le piante di loto crescono in condizioni avverse. Le loro radici affondano nel fango, a volte in luride paludi. Però riescono a innalzarsi al di sopra di tutto ciò e i loro fiori sono splendidi.
A volte anche noi, quando abbiamo qualche problema, possiamo sfruttare le nostre difficoltà per creare ciò che prima, forse, non avevamo neppure preso in considerazione.
Possiamo trasformare la nostra sofferenza in una fonte di crescita straordinaria>>.

il gatto del Dalai Lama che medita

2. Il sesto senso

Tra le varie conversazioni, alle quali il gatto del Dalai Lama Rimpoche ha assistito, ce n’è una che riguarda il sesto senso.

Siamo soliti pensare al sesto senso come ad una capacità innata di intuizione, ma nel buddismo ha un altro significato.

Quando meditiamo ci sintonizziamo non solo con i nostri cinque sensi, diciamo così “più famosi”, ma facciamo appello anche ad un sesto: la consapevolezza mentale.

<<Oltre alla coscienza visiva, uditiva e via discorrendo, abbiamo quella mentale. 
Riguarda ciò che accade nella mente. Possiamo essere consapevoli anche di questo>>.

Ma attenzione, non è la stessa cosa dell’avere pensieri. Infatti se così fosse, saremmo tutti consapevoli senza alcun sforzo.

<<Essere consapevoli della mente vuol dire essere al corrente dei pensieri senza venirne coinvolti.
Vediamo un pensiero semplicemente in quanto tale.
Un atto cognitivo.
Qualcosa di temporaneo sorge, dura per un po’ e se ne va. Come un gatto che salta da un lato all’altro del divano>>.

Il segreto, continua Sua Santità, è imparare ad esserne spettatori e non schiavi. Con il tempo e praticando la mindfulness riusciremo ad assumere il controllo del flusso mentale e ad abbandonare quei pensieri che non ci giovano.

3. Amore e compassione

<<Ma cosa intendiamo con questi termini? Nel buddismo definiamo l’amore come ‘il desiderio di donare felicità agli altri’. Se pratichiamo l’amore, la compassione sorge spontanea perché è il desiderio di liberare gli altri dalla sofferenza>>.

L’avevi mai considerato da questa prospettiva?

Tutti proviamo amore e compassione, è un fatto naturale. Ma quando coltiviamo l’amore e la compassione nell’ambito del nostro cammino di crescita personale e spirituale, abbiamo il compito di praticare l’amore e la consapevolezza puri.

Puri significa che non dobbiamo aspettarci nulla in cambio, altrimenti è business.

<<Quanto del nostro amore e della nostra compassione sono condizionati? Vogliamo che una certa persona sia felice solo se si comporta in un determinato modo. […] 
Sta a ognuno di noi essere onesto con sé stesso, mettersi alla prova chiedendosi: ‘Quanto del mio amore, o quanta della mia compassione, è puro e quanto è basato sull’attaccamento?>>.

E una volta appreso cosa sia l’amore e la compassione, quanto sarebbe bello se non fossero indirizzate solo alle persone a cui teniamo? 

E se fossimo capaci di estendere l’amore e la compassione a tutti gli esseri viventi, umani e non umani? Se ci rendessimo tutti partecipi ad evitare la sofferenza del prossimo?

La vita di tutti non è importante quanto la nostra? 

E a tal riguardo: 

<<Naturalmente non possiamo accettare davvero gli altri e desiderare la loro felicità se prima non accettiamo noi stessi>>.

Infatti non ha senso prodigarsi per la felicità altrui senza prima pensare alla nostra.

È come quando lo steward in aereo ci dice che, in caso di emergenza, dobbiamo indossare per primi la maschera per l’ossigeno e, solo dopo, possiamo aiutare gli altri.

Se non ritroviamo la felicità dentro di noi (perché è dentro e non fuori), non possiamo aiutare gli altri a ritrovare la loro (perché ognuno deve riscoprire la propria).

<<Quindi rilassatevi. Liberatevi da qualsiasi storia che avete concepito su voi stessi, perché è solo una storia, un racconto.
Non prendetelo seriamente. Non ingannatevi credendo che quel pensiero sia la verità>>.

Pensa a tutte le critiche che ti sei autoinflitto/a o che continui ad infliggerti, sono solo storie che ti racconti e che, o appartengono ad un passato che non c’è più, o ad un futuro che non c’è ancora (e che potrebbe non esserci mai).

Conclusioni

Il gatto del Dalai Lama e il Potere del Miao è, come puoi intuire, un libro ricco di insegnamenti che, con un linguaggio semplice ma efficace, rapisce la tua attenzione e apre la strada a nuove prospettive.

Non vedo l’ora di leggere gli altri due della saga “Il gatto del Dalai Lama” con la convinzione che non mi deluderanno.

Sicuro di aver stuzzicato il tuo interesse su questo libro, aspetto un tuo commento al riguardo.

 

Al prossimo post, 

Antonio M.

CONDIVIDI

Lascia un commento